Follia – Patrick McGrath

Incipit Follia - Patrick McGrath

Incipit Follia

Le storie d’amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni. Si tratta di relazioni la cui durata e la cui intensità differiscono sensibilmente, ma che tendono ad attraversare fasi molto simili: riconoscimento, identificazione, organizzazione, struttura, complicazione, e così via. La storia di Stella Raphael è una delle più tristi che io conosca. Stella era una donna profondamente frustrata, che subì le prevedibili conseguenze di una lunga negazione e crollò di fronte a una tentazione improvvisa e soverchiante. Come se non bastasse, era una romantica. Traspose la sua esperienza con Edgar Stark sul piano del melodramma, facendone la storia di due amanti maledetti che sfidano il disprezzo del mondo in nome di una grande passione. È stata una vicenda il cui corso ha distrutto quattro vite, eppure Stella, ammesso che abbia mai provato qualche rimorso, è rimasta fedele alle sue illusioni fino alla fine. Io ho cercato di aiutarla, ma lei mi ha tenuto lontano dalla verità finché non è stato troppo tardi. Non aveva scelta. Non poteva permettersi di lasciarmi vedere le cose come stavano: sarebbe stata la rovina delle poche, fragili strutture psichiche che le erano rimaste. 

Incipit tratto da:
Titolo: Follia
Autore: Patrick McGrath
Traduzione: Matteo Codignola
Titolo originale: Asylum
Casa editrice: Adelphi
In copertina: Andrew Wyeth, Barracoon
Qui è possibile leggere le prime pagine di Folia

Follia - Patrick McGrath

Incipit Asylum

The catastrophic love affair characterized by sexual obsession has been a professional interest of mine for many years now. Such relationships vary widely in duration and intensity but tend to pass through the same stages. Recognition. Identification. Assignation. Structure. Complication. And so on. Stella Raphael’s story is one of the saddest I know. A deeply frustrated woman, she suffered the predictable consequences of a long denial collapsing in the face of sudden overwhelming temptation. And she was a romantic. She translated her experience with Edgar Stark into the stuff of melodrama, she made of it a tale of outcast lovers braving the world’s contempt for the sake of a great passion. Four lives were destroyed in the process, but whatever remorse she may have felt she clung to her illusions to the end. I tried to help but she deflected me from the truth until it was too late. She had to. She couldn’t afford to let me see it clearly, it would have been the ruin of the few flimsy psychic structures she had left.

Title: Asylum
Author: Patrick McGrath
Language: English

Quarta di copertina / Trama

«Le storie d’amore contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni». Inghilterra, 1959. Dall’interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre, con apparente distacco, il caso clinico più perturbante che abbia incontrato nella sua carriera – la passione letale fra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra dell’ospedale, e Edgar Stark, un artista detenuto per un uxoricidio particolarmente efferato. È una vicenda cupa e tormentosa, che fin dalle prime righe esercita su di noi una malìa talmente forte da risultare quasi incomprensibile – finché lentamente non ne emergono le ragioni nascoste. Il fatto è che in questo straordinario romanzo neogotico McGrath ci scalza dalla posizione abituale, e confortevole, di lettori, chiedendoci di adottare il punto di vista molto più scabroso di chi conduce una forma singolarmente perversa di indagine: il lavoro analitico. Eppure qualcosa, forse una tensione che a poco a poco diventa insopportabile, ci avverte che i conti non tornano, e che l’inevitabile, scandalosa e beffarda verità sarà molto diversa da quella che eravamo stati costretti a immaginare.
(Adelphi; Fabula)

Un mondo di cospiratori – Mordecai Richler

Incipit Un mondo di cospiratori

A me e ad altri sette ragazzini riottosi la Torah fu letteralmente inculcata, da un maestro che chiamerò Feinberg, in una muffa saletta della Young Israel Synagogue, il nostro kheyder. Se non capivo qualcosa, o mi coglieva con un tascabile di Ellery Queen o l’«Herald» di Montreal aperto sulle ginocchia alle pagine sportive, Mr Feinberg mi picchiava sulle nocche con lo spigolo del suo righello o mi torceva un orecchio. Ma più delle percosse ciò che tutti temevamo era il suo alito cattivo. Alle lezioni di Mr Feinberg andavamo, di malavoglia, al termine dell’orario regolare di scuola; mentre i ragazzi che non avevano la fortuna di appartenere a famiglie così perbene giocavano a hockey per strada, o a boccette, o bighellonavano fumando sigarette Turret, cinque cent un pacchetto da cinque.

Incipit tratto da:
Titolo: Un mondo di cospiratori
Autore: Mordecai Richler
Traduzione: Matteo Codignola e Franco Salvatorelli
Titolo originale: Broadsides
Casa editrice: Adelphi

Libri di Mordecai Richler

Copertine di Un mondo di cospiratori di Mordecai Richler

Quarta di copertina / Trama

«Di quali argomenti predilige occuparsi, quando scrive per i giornali?» chiese un compitissimo cronista a Mordecai Richler, durante la sua tournée italiana. «Di quelli per cui mi pagano meglio» fu la risposta di Richler, che in quei giorni tutti quanti chiamavano, in una specie di lapsus collettivo, sempre e solo «Barney». In realtà fino allora, almeno in Canada, Richler era noto soprattutto per la sua attività di pubblicista – e leggendo questa prima scelta italiana non è difficile capire perché. Che «recensisca» il Deuteronomio o un manuale di scrittura creativa, tessa il profilo di una maniaca dei complotti o le lodi di Shirley MacLaine come autobiografa, oppure rediga in forma di trattatello un minuzioso elenco delle balle fatte filtrare sulla stampa da esimi colleghi quali Salinger, Hemingway e Capote, nei suoi articoli Richler garantisce sempre al lettore un tasso difficilmente eguagliabile di irriverenza, imprevedibilità e, come ci si può immaginare, intrattenimento allo stato puro.
(Ed. Adelphi; Piccola Biblioteca)

Indice cronologico opere e bibliografia di Mordecai Richler

Il mio biliardo – Mordecai Richler

Incipit Il mio biliardo

Di recente Clive Everton, massimo guru dello snooker, ha dichiarato che due colonne del nostro sport nate e cresciute in Canada, Cliff Thorburne Kirk Stevens, si possono ormai considerare promosse in serie A. Per essere più precisi, ecco quanto l’amabile Everton ha scritto sul mensile “Snooker Scene”: “A dodici anni, dico dodici, Stevenson ha faticosamente raggranellato i quattro dollari necessari per sfidare Thorburn, che nel 1970, e nella subcultura in cui lo snooker canadese ristagnava, era già una stella di prima grandezza” (il corsivo è il mio).

Incipit tratto da:
Titolo: Il mio biliardo
Autore: Mordecai Richler
Traduzione: Matteo Codignola
Illustrazione Copertina: Patrick D. Milbourn (Il giocatore di biliardo)
Titolo originale: On Snooker. The game and the Characters Who Play it
Casa editrice: Adelphi

Libri di Mordecai Richler

Copertine di Il mio biliardo di Mordecai Richler

Incipit On Snooker

Clive Everton, snookerdoom’s Rashi, once pronounced on two of the game’s stalwarts, Cliff Thorburn and Kirk Stevens, both Canadian born and bred, declaring them long-standing chums. “Stevens was a mere twelve-year-old,” wrote the affable Everton in the monthly journal Snooker Scene, “when he painstakingly accrued four dollars with which to challenge Thorburn, a superstar even then, in 1970, in the subculture from which Canadian snooker had not even begun to emerge.” (Emphasis mine.)

Incipit tratto da:
Title: On Snooker. The game and the Characters Who Play it
Author: Mordecai Richler
Publisher: Penguin
Language: English

Quarta copertina / Trama

Che cosa hanno in comune Paul Newman, la Regina Madre d’Inghilterra e il popolo degli insonni disposti a seguire in televisione, fino all’alba, le silenziose evoluzioni delle palle colorate su un tappeto verde a tutto schermo? Semplice: una passione, la stessa che Mordecai Richler ha sempre nutrito e che in questo libro, il suo ultimo, si è deciso a raccontare. Convinto che il biliardo sia un gioco troppo serio per lasciarlo ai cronisti sportivi (categoria della quale ha peraltro a lungo, e onorevolmente, fatto parte), Richler ne tesse qui un’elegia che sembra il colpo da maestro di un grande giocatore, con la palla che finisce in buca dopo un gioco di sponde imprevedibile. Così, la penna che sembrava prepararsi a incidere il cammeo di un fuoriclasse devia d’improvviso verso i locali fumosi della Montreal del secondo dopoguerra, da lì rimbalza in un confronto a distanza con le pagine dedicate allo sport da grandi scrittori, poi colpisce in rapida successione il calcio, il football o lo hockey – senza risparmiare, nei suoi andirivieni, niente e nessuno. E come i numerosi devoti della Versione di Barney avranno già previsto, i primi a cadere sono proprio i santini quali l’immenso Wayne Gretzky, simbolo dello sport americano oggi a riposo, e quindi disposto a interpretare qualsiasi spot – «tranne quello dei Tampax. Per ora».
Il mio biliardo è stato pubblicato per la prima volta nel 2001.
(Ed. Adelphi; La collana dei casi)

Cronologia opere e bibliografia di Mordecai Richler