Lasciar andare – Philip Roth

Incipit Lasciar andare – Philip Roth

Incipit Lasciar andare

Caro Gabe,
le medicine mi aiutano a serrare le dita intorno alla penna. A volte l’intera malattia sembra concentrarsi nelle mani. Ho voluto scrivere ma senza dettare a tuo padre. Non voglio poi trovarmi a sussurrargli messaggi dell’ultimo minuto dal capezzale. Fra il panico e il respiro affannoso avrò troppa influenza. Adesso tuo padre continua a chinarsi sul mio letto. Dopo ogni paziente corre qui e mi dice che tempo fa fuori. Mai una volta che ammetta l’ingiustizia che gli ho fatto a essere sua moglie. Mi prende la mano cinquanta volte al giorno. Nulla di tutto ciò cambia quanto è accaduto: l’ingiustizia è fatta. L’infelicità che c’è stata nella nostra famiglia viene tutta da me. Ti prego di non darne la colpa a tuo padre per quanto negli anni ti abbia spinto a farlo. Fin da quand’ero bambina ho sempre voluto essere Molto Perbene con le Persone. Altre bambine volevano diventare infermiere o pianiste. Erano meno ipocrite. Io sono stata astuta, ho scelto subito una virtú e me la sono tenuta stretta. Ho sempre fatto le cose per il bene di qualcun altro. Per il resto della vita ho potuto rigirarmi le persone avendo la coscienza pulita. Adesso l’unica cosa che voglio dire è che non voglio dire niente. Voglio rinunciare al privilegio che di solito si concede ai moribondi. Se scrivo è solo per dire che non ho disposizioni.

Incipit tratto da:
Titolo: Lasciar andare
Autore: Philip Roth
Traduzione: Norman Gobetti
Titolo originale: Letting go
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Lasciar andare

Lasciar andare - Philip Roth

Incipit Letting Go

Dear Gabe,
The drugs help me bend my fingers around a pen. Sometimes the whole sickness feels located in my hands. I have wanted to write but not by dictating to your father. Later I don’t want to whisper last-minute messages to him at the bedside. With all the panic and breathlessness I’ll have too much influence. Now your father keeps leaning across my bed. He runs in after every patient and tells me what the weather is outside. He never once admits that The done him an injustice being his wife. He holds my hand fifty times a day. None of this changes what has happened—the injustice is done. Whatever unhappiness has been in our family springs from me. Please don’t blame it on your father however I may have encouraged you over the years. Since I was a little girl I always wanted to be Very Decent to People. Other little girls wanted to be nurses and pianists. They were less dissembling. I was clever, I picked a virtue early and hung on to it. I was always doing things for another’s good. The rest of my life I could push and pull at people with a dear conscience. All I want to say now is that I don’t want to say anything. I want to give up the prerogative allowed normal dying people. Why I’m writing is to say that I have no instructions.

Incipit tratto da:
Title: Letting Go
Author: Philip Roth
Publisher: Random House
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

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«In quel periodo ero sottotenente d’artiglieria, di stanza in un angolo desertico e sperduto dell’Oklahoma, e il mio unico legame col mondo dei sentimenti non era il mondo stesso, ma Henry James, che da qualche tempo avevo cominciato a leggere». Congedato poco tempo prima dall’esercito, ancora scosso dalla recente morte della madre, libero dai vecchi legami e ansioso di crearsene nuovi, Gabe Wallach entra nell’orbita di Paul Herz, un compagno di studi, e di Libby, la malinconica moglie di Paul. Il desiderio di Gabe di mettere in relazione l’ordinato «mondo dei sentimenti» che ha conosciuto nei libri con il mondo reale si scontra prima con gli sforzi degli Herz di fare i conti con le difficoltà della vita adulta e poi con le sue stesse relazioni sentimentali. La volontà di Gabe di essere una persona seria, responsabile e generosa verso il prossimo viene messa alla prova dal rapporto con Martha Reganhart, una donna divorziata, madre di due bambini, vivace, senza peli sulla lingua. La complessa relazione di Gabe e Martha, e la spinta di Gabe a risolvere i problemi degli altri sono al centro di questo primo, ambizioso romanzo, di Philip Roth: ambientato negli anni Cinquanta, tra Chicago, New York e Iowa City, è il ritratto di un’America definita da vincoli sociali ed etici profondamente diversi da quelli di oggi. Pubblicato nel 1962, subito dopo la raccolta Goodbye Columbus, quando l’autore aveva 29 anni, Lasciar andare è presentato in una nuova traduzione ad opera di Norman Gobetti.
(Ed. Eianudi)

La nostra gang – Philip Roth

Incipit La nostra gang - Philip Roth

Incipit La nostra gang

CITTADINO Signore, voglio congratularmi con lei per essersi espresso il 3 aprile in favore della santità della vita umana, inclusa la vita dei non ancora nati. C’è voluto un gran coraggio, soprattutto in vista delle elezioni di novembre.
TRICKY La ringrazio. Avrei potuto fare la scelta più popolare, lo so, ed esprimermi contro la santità della vita umana. Ma francamente preferisco essere presidente per un solo mandato e fare quel che ritengo giusto piuttosto che essere presidente per due mandati prendendo una posizione di comodo come quella. Dopotutto, devo fare i conti con la mia coscienza, non solo con l’elettorato.
CITTADINO La sua coscienza, signore, non finisce mai di stupirci.
TRICKY La ringrazio.

Incipit tratto da:
Titolo: La nostra gang
Autore: Philip Roth
Traduzione: Norman Gobetti
Titolo originale: Our Gang
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di La nostra gang

La nostra gang - Philip Roth

Incipit Our Gang

CITIZEN: Sir, I want to congratulate you for coming out on April 3 for the sanctity of human life, including the life of the yet unborn. That required a lot of courage, especially in light of the November election results.
TRICKY : Well, thank you. I know I could have done the popular thing, of course, and come out against the sanctity of human life. But frankly I’d rather be a one-term President and do what I believe is right than be a two-term President by taking an easy position like that. After all, I have got my conscience to deal with, as well as the electorate.
CITIZEN : Your conscience, sir, is a marvel to us all.
TRICKY : Thank you.

Incipit tratto da:
Title: Our Gang
Author: Philip Roth
Publisher: Random House
Language: English

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Sul palcoscenico internazionale Trick E. Dixon e il suo gabinetto furoreggiano a suon di malefatte: in una crescente esasperazione grottesca della politica nixoniana, assistiamo all’invasione della Danimarca, al lancio dell’atomica su Copenaghen, a una rivolta di boy scout soffocata nel sangue. Fino a quando Dixon, giunto all’inferno, non proverà a soffiare il posto… a Satana in persona! Scritto di getto nella primavera del 1971, più di un anno prima dell’effrazione nella sede dei democratici al Watergate e ben tre anni prima delle dimissioni di Nixon, il quinto romanzo di Philip Roth procurò al suo autore l’appellativo di profeta. Immersione vertiginosa nella realtà americana degli anni Sessanta, La nostra gang è una fotografia spietata e sconcertante del linguaggio del potere e delle sue perversioni.
(Ed. Einaudi; Supercoralli)

Quando lei era buona – Philip Roth

Incipit Quando lei era buona – Philip Roth

Incipit Quando lei era buona

Non essere ricco, non essere famoso, non essere potente, nemmeno essere felice, ma essere civile – questo era il sogno della sua vita. Quando lasciò la casa, o baracca, di suo padre nei boschi del Nord dello stato, quali fossero le caratteristiche di una tale vita non avrebbe saputo spiegarlo; aveva in programma di viaggiare fino a Chicago per scoprirlo. Sapeva per certo quel che non voleva, cioè vivere come un selvaggio. Suo padre era un uomo violento e ignorante – cacciatore di pellicce, poi taglialegna e, negli ultimi anni della sua vita, sorvegliante alle miniere di ferro. La madre era una donna laboriosa e d’indole servile che non si sarebbe mai permessa di volere qualcosa di diverso da ciò che aveva; o se invece lo voleva, se invece era diversa da come sembrava, di certo non riteneva prudente parlare dei propri desideri di fronte al marito.

Incipit tratto da:
Titolo: Quando lei era buona
Autore: Philip Roth
Traduzione: Norman Gobetti
Titolo originale: When She Was Good
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Quando lei era buona

Quando lei era buona- Philip Roth

Incipit When She Was Good

Not to be rich, not to be famous, not to be mighty, not even to be happy, but to be civilized—that was the dream of his life. What the qualities of such a life were he could not have articulated when he left his father’s house, or shack, in the northern woods of the state; his plan was to travel all the way down to Chicago to find out. He knew for sure what he didn’t want, and that was to live like a savage. His own father was a fierce and ignorant man—a trapper, then a lumberman, and at the end of his life, a watchman at the iron mines. His mother was a hard—working woman with a slavish nature who could never conceive of wanting anything other than what she had; or if she did, if she was really other than she seemed, she felt it was not pr11dent to spea]< of her desires in front of her husband.

Incipit tratto da:
Title: When She Was Good
Author: Philip Roth
Publisher: Vintage
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

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Quando era ancora una bambina, Lucy Nelson ha vissuto il fallimento di un padre alcolizzato e violento che entrava e usciva di prigione. Da allora ha sempre cercato di correggere gli uomini intorno a lei: anche se questo poteva voler dire sacrificare se stessa nel tentativo.
Con i ritratti infallibili e precisi di Lucy e di Roy, il marito infantile e sfortunato, Roth ha creato un grande quadro della vita americana e dei suoi sentimenti, dei suoi desideri e dei suoi rancori, una visione allo stesso tempo spietata e piena di compassione.
Il terzo romanzo di Philip Roth, pubblicato nel 1967 e proposto oggi in una nuova traduzione, procede con la stessa ineluttabilità della tragedia greca.