Il mare non bagna Napoli – Anna Maria Ortese

Incipit Il mare non bagna Napoli

«Ce sta ’o sole… ’o sole!» canticchiò, quasi sulla soglia del basso, la voce di don Peppino Quaglia. «Lascia fa’ a Dio» rispose dall’interno, umile e vagamente allegra, quella di sua moglie Rosa, che gemeva a letto con i dolori artritici, complicati da una malattia di cuore, e soggiunse, rivolta a sua cognata che si trovava nel gabinetto: «Sapete che faccio, Nunziata? Più tardi mi alzo e levo i panni dall’acqua».
«Fate come volete, per me è una vera pazzia,» disse dal bugigattolo la voce asciutta e triste di Nunziata «con i dolori che tenete, un giorno di letto in più non vi farebbe male!». Un silenzio. «Dobbiamo mettere dell’altro veleno, mi sono trovato uno scarrafone nella manica, stamattina».
Dal lettino in fondo alla stanza, una vera grotta, con la volta bassa di ragnatele penzolanti, si levò, fragile e tranquilla, la voce di Eugenia:
«Mammà, oggi mi metto gli occhiali».
(Un paio di occhiali)

Incipit tratto da:
Titolo: Il mare non bagna Napoli
Autrice: Anna Maria Ortese
Casa editrice: Adelphi

Libri di Anna Maria Ortese

Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese

Quarta di copertina / Trama

Al suo primo apparire, nel 1953, Il mare non bagna Napoli sembrò a molti inserirsi in quel filone che allora e dopo venne chiamato «neorealismo». Era tutt’altra cosa. Nato dall’incontro della scrittrice con quella città – che era e non era la sua – uscita in pezzi dalla guerra (un incontro che fu insieme un addio: a Napoli la Ortese non tornerà, in seguito, praticamente mai), il libro è la cronaca di uno spaesamento. La città ferita e lacera diventa infatti uno schermo sul quale l’autrice proietta ciò che lei stessa definisce la propria «nevrosi»: una nevrosi metafisica, una impossibilità di accettare il reale e la sua oscura sostanza, la cecità del vivere, un orrore del tempo che ogni cosa corrode e divora – e insieme il riconoscimento del «cupo incanto» della città, del mondo. Tutto il libro, con la sua scrittura «febbrile e allucinata» e al tempo stesso rigorosissima, è un grido contro questo orrore, da cui lo sguardo – come quello della bambina Eugenia il giorno in cui mette gli occhiali, nel primo, indimenticabile racconto – vorrebbe potersi distogliere: e non può.
La presente edizione è accompagnata da due testi del tutto nuovi e preziosi, scritti dall’autrice ripensando questo suo libro: per il lettore saranno la guida più sicura.
(Ed. Adelphi)

Cronologia opere e bibliografia di Anna Maria Ortese