Vivida mon amour – Andrea Vitali

Incipit Vivida mon amour – Andrea Vitali

Incipit Vivida mon amour

Fin dal momento in cui la conobbi un pensiero prese a perseguitarmi e inutile fu ogni tentativo di liberarmene: che io fossi la femmina e lei il maschio. E mi serviva a poco controbattere a me stesso che il sembiante ci aveva destinato alle rispettive categorie di genere: io un uomo e lei una donna.
Cercai aiuto anche in Platone, nel suo Simposio. Non contemplava, o almeno mi pareva che non contemplasse, mezze misure di questo tipo, ibridi, equivoci siffatti nell’eterno rincorrersi del femminile e del maschile per ritrovare la primitiva completezza.
Tra l’altro beveva piú di me.
La incontrai una sera d’estate – correva il mese di luglio – durante una festa di laurea, ai tempi in cui il minaccioso «palloncino» era ancora di là da venire. Il cielo era blu cobalto, l’aria mite profumava di erba appena tagliata. Il privilegio di essere giovani dominava l’atmosfera. Il luogo, un paese sulla sponda opposta del lago. Io, quale medico fresco di laurea, non avevo ancora un lavoro fisso e per sbarcare il lunario facevo piccole sostituzioni qua e là.
Eravamo già belli brilli.

Incipit tratto da:
Titolo: Vivida mon amour
Autore: Andrea Vitali
Progetto grafico di Riccardo Falcinelli
In copertina: foto © Monica Goslin / Sime
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Vivida mon amour

Vivida mon amour – Andrea Vitali

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Quarta di copertina / Trama

Per un dottorino neolaureato, con le tasche vuote, dedicarsi a un corteggiamento serrato può risultare oneroso e parecchio frustrante. Soprattutto se la donna dei propri sogni si rivela un tipo complesso, una «bisbetica indomabile» refrattaria alla poesia, benestante ma poco incline a spendere e che regge l’alcol come un carrettiere. Ad aggiungere imbarazzi e malintesi, il nome della giovane non è ben chiaro: Viviana, no Vivína, anzi Vívina… Vívida! Meglio evitare di pronunciarlo. Tra incontri carichi di aspettative – e che ogni volta sembrano trasformarsi in addii – costose peregrinazioni fra malinconici paesi lacustri, goffaggini e incomprensioni, per i due, tanto diversi, ci sarà un lieto fine?
«Traversare il lago, una sera di fine novembre, sotto un magnifico cielo stellato e una luna che di lí a poco si sarebbe palesata da dietro la montagna. Si poteva desiderare di meglio? Certo, c’era una leggera onda, il traghetto beccheggiava. Circa a metà traversata, mi accingevo a celebrare il paradiso terrestre che ci circondava. Mi voltai e… – Ho un po’ di nausea, – disse lei».
(Ed. Einaudi)

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