Le avventure di Nicola Nickleby – Charles Dickens

Incipit Le avventure di Nicola Nickleby

Abitava una volta, in un luogo appartato del Devonshire, certo Goffredo Nickleby, un onesto uomo, che, in età piuttosto avanzata, messosi in capo di ammogliarsi, e non essendo abbastanza giovane o abbastanza ricco da aspirare alla mano di una ereditiera, aveva per pura affezione sposato una vecchia fiamma, la quale a sua volta sel’era preso per la stessa ragione. Così due persone, che non possono permettersi di giocare a carte per denaro, si seggono tranquillamente a tavolino, e giocano una partita per mero piacere.
I malevoli, che sogghignano sulla vita matrimoniale possono, forse, osservare a questo punto che sarebbe stato meglio paragonare quella brava coppia a due campioni in una gara di pugilato, i quali, quando la fortuna non è molto propizia e i loro sostenitori sono scarsi, si mettono cavallerescamente ad assaltarsi per il semplice gusto di darsi degli scapaccioni; e per qualche rispetto il paragone veramente reggerebbe, poiché come quell’avventuroso paio di volgari pugilatori
dopo manderà un cappello in giro, fidando nel buon cuore degli astanti per procacciarsi i mezzi per far baldoria, così il signor Goffredo Nickleby e la sua compagna, tramontata appena la luna di miele, si misero a guardare avidamente intorno, fidando non poco in una buona occasione per il miglioramento delle loro condizioni. La rendita del signor Nickleby, nel periodo del suo matrimonio, oscillava fra le sessanta e le settanta sterline all’anno.

Incipit tratto da:
Titolo: Le avventure di Nicola Nickleby
Autore: Charles Dickens
Traduzione: Silvio Spaventa Filippi
Titolo originale: The Life and Adventures of Nicholas Nickleby
Casa editrice: www.liberliber.it

Libri di Charles Dickens

Copertine di Le avventure di Nicola Nickleby di Charles Dickens

Incipit The Life and Adventures of Nicholas Nickleby

There once lived, in a sequestered part of the county of Devonshire, one Mr Godfrey Nickleby: a worthy gentleman, who, taking it into his head rather late in life that he must get married, and not being young enough or rich enough to aspire to the hand of a lady of fortune, had wedded an old flame out of mere attachment, who in her turn had taken him for the same reason. Thus two people who cannot afford to play cards for money, sometimes sit down to a quiet game for love.
Some ill-conditioned persons who sneer at the life-matrimonial, may perhaps suggest, in this place, that the good couple would be better likened to two principals in a sparring match, who, when fortune is low and backers scarce, will chivalrously set to, for the mere pleasure of the buffeting; and in one respect indeed this comparison would hold good; for, as the adventurous pair of the Fives’ Court will afterwards send round a hat, and trust to the bounty of the lookers-on for the means of regaling themselves, so Mr Godfrey Nickleby and HIS partner, the honeymoon being over, looked out wistfully into the world, relying in no inconsiderable degree upon chance for the improvement of their means. Mr Nickleby’s income, at the period of his marriage, fluctuated between sixty and eighty pounds PER ANNUM

Incipit tratto da:
Title: The Life and Adventures of Nicholas Nickleby
Author: Charles Dickens
Publisher: eBooks@Adelaide
Language: English

Quarta di copertina / Trama

I romanzi “Oliver Twist” (1837-38) e “Nicholas Nickleby” (1838-39) consacrarono Charles Dickens all’attenzione del grande pubblico e della critica. Le due opere si legano allo scenario del primo industrialismo e ai suoi problemi sociali, denunciando duramente gli aspetti più cupi della società vittoriana, intrisa dei pregiudizi moralistici della borghesia urbana. In particolare, “Le avventure di Nicola Nickleby” è caratterizzato da un vivo senso dello humor e da una felice mistura di tragico e comico, assurdo e quotidiano.
(Ed. Liber Liber)

Indice cronologico opere e bibliografia di Charles Dickens

Da questo romanzo in svariate versioni sono stati tratti diversi film tra cui Nicholas Nickleby per la regia di Douglas McGrath (2002)

Azzurro Tenebra – Giovanni Arpino

C’era una luce viperina nelle chiome degli alberi ritagliati contro il tramonto.

Incipit Azzurro Tenebra

C’era una luce viperina nelle chiome degli alberi ritagliati contro il tramonto. E Arp pensava: crepate tutti, avessi la forza di accopparvi, pietoso anche ma convinto, potessi cancellarvi dal primo all’ultimo, uomini e donne neonati, infame marmaglia che impesti il Pianeta.
«Buono, Arp. Non fare l’energumeno. Non farti tornare la mania omicida» sogghignò il Vecio. Perché il Vecio possedeva la bizzarra qualità d’indovinare gli umori storti altrui.
«Zitto tu. Non sono un tuo centravanti» brontolò Arp.
Il Vecio scosse la mutria, rassegnato. Sembrava triste, ma se appena scopriva i denti in un sorriso, ecco che poteva incutere paura. In quell’attimo il volto, pur buono, avrebbe allontanato qualsiasi bullo da caffè: un calcio, durante lontane risse in area di rigore, aveva schiacciato il setto nasale del Vecio, che ora ostentava la maschera sorniona di un pugile in guardia perenne.

Incipit tratto da:
Titolo: Azzurro Tenebra
Autore: Giovanni Arpino
Casa editrice: Rizzoli

Libri di Giovanni Arpino

Copertine di Azzurro Tenebra di Giovanni Arpino

Quarta di copertina / Trama

Stoccarda, giugno 1974, Mondiali di calcio: nonostante campioni come Riva, Mazzola, Rivera, Facchetti e Zoff, la nostra nazionale viene eliminata al primo turno, in mondovisione e sotto gli occhi attoniti di migliaia di emigrati italiani. Protagonista autobiografico di Azzurro tenebra è un inviato speciale che si firma “Arp” e assiste alla disfatta insieme al giovane cronista-scudiero “Bibì”, come un Don Chisciotte del giornalismo affiancato dall’immancabile Sancho. Testimoni di un evento sportivo che presto assume i toni del grottesco, i due uomini sanno leggere in filigrana dentro quello che solo uno sguardo superficiale potrebbe archiviare come “niente altro che calcio”, e vi scorgono il destino desolante di un Paese già votato allo scacco e a un malinconico tramonto. Scritto a muscoli tesi, con estro espressionista, il libro, uno dei più belli e sofferti di Giovanni Arpino, si trasforma pagina dopo pagina nel glaciale referto di un doppio fallimento: la sconfitta sul campo e l’insufficienza estetica del gioco degli azzurri rispecchiano la generale carenza di etica e la miseria della condizione politica nel Paese.
(Ed. Rizzoli; BUR Scrittori Contemporanei)

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Il momento è delicato – Niccolò Ammaniti

Incipit Il momento è delicato – Niccolò Ammaniti

Incipit Il momento è delicato

Nonna Flaminia a ottantasei anni teneva ancora botta. Le avevano portato via un paio di metri di intestino, ma resisteva in quel letto del policlinico, attaccata alla vita come una zecca.
Suo nipote, Fabietto Ricotti, le era seduto accanto, In mano stringeva un libro ingiallito dall’uso – Nonna, allora, vuoi che ti leggo una favola?
La donna respirava a fatica nella maschera ad ossigeno.
Fabietto spostò lo sgabello e si fece più vicino.
Aveva gli occhi socchiusi e non si capiva se fosse sveglia o se stesse dormendo.

Incipit tratto da:
Titolo: Il momento è delicato
Autore: Niccolò Ammaniti
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il momento è delicato

Il momento è delicato - Niccolò Ammaniti

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Quarta di copertina / Trama

C’era una parte poco frequentata delle edicole della stazione, quasi abbandonata, quella dei tascabili.
Tra i libri accatastati, nascosti dietro un vetro, avvolti nella plastica e ricoperti di polvere cercavo le raccolte di racconti. Era un momento tutto mio, un piacere solitario e veloce perché il treno stava partendo.
Studiavo un po’ i disegni della copertina, pagavo e infilavo il libro in tasca. Appena mi sedevo al mio posto, gli strappavo la plastica che non lo faceva respirare.
Aprivo una pagina a caso, trovavo l’inizio del racconto e attaccavo a leggere. Altre volte, invece, guardavo l’indice e sceglievo il titolo che mi ispirava di più.
E mentre il treno mi portava via finivo su pianeti in cui c’è sempre la notte, su scale mobili che non finiscono mai e tra mogli che uccidono i mariti a colpi di cosciotti di agnello congelati.
Quella era vera goduria. E spero che la stessa goduria la possa provare anche tu, caro lettore, leggendo questa raccolta di racconti che ho scritto durante gli ultimi vent’anni. C’è un po’ di tutto. Non devi per forza leggerla in treno. Leggila dove ti pare e parti dall’inizio o aprendo a caso».
Niccolò Ammaniti
(Ed. Einaudi; Stile libero Big)