L’invincibile estate di Liliana – Cristina Rivera Garza

Incipit L'invincibile estate di Liliana - Cristina Rivera Garza

Incipit L’invincibile estate di Liliana

Il femminicidio non è stato ufficialmente classificato come reato in Messico prima del 14 giugno 2012, quando è stato incluso nel Codice Penale Federale come un delitto: «Articolo 325: Commette il delitto di femminicidio chi priva della vita una donna per questioni di genere». Gran parte dei femminicidi commessi prima di quella data erano chiamati delitti passionali. Erano chiamati ha preso una cattiva strada. Erano chiamati perché si veste così? Erano chiamati una donna deve sempre stare al suo posto. Erano chiamati qualcosa deve aver combinato per fare quella fine. Erano chiamati i genitori la trascuravano. Erano chiamati la ragazza che ha preso una decisione sbagliata. Erano chiamati, addirittura, se lo meritava. La mancanza di linguaggio è impressionante. La mancanza di linguaggio ci lega, ci soffoca, ci strangola, ci spara, ci scuoia, ci fa a pezzi, ci condanna. Per questo, quando il gruppo femminista Las Tesis ha organizzato la performance «Uno stupratore sulla tua strada» nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, nel centro di Santiago, in Cile, l’esibizione ha avuto così tanta risonanza dappertutto. E la colpa non era mia / né per dov’ero / né per come ero vestita. Si trattava di un linguaggio già in uso, un linguaggio che diversi gruppi di attiviste, e diversi gruppi di vittime, avevano già utilizzato nei processi e nelle piazze, durante concitate manifestazioni e intorno al tavolo da pranzo, ma che poche volte prima di quell’inverno del 2019 aveva risuonato in quel modo. Così contundente. Così diretto. Così vero. Il patriarcato è un giudice / che ci giudica per essere nate / e il nostro castigo / è la violenza che non vedi. Sai che la prima volta che ho parlato con la Procura per fissare un appuntamento mi hanno chiesto per filo e per segno che cosa volevo? Sorais fuma con una dedizione incrollabile. C’è qualcosa di voluttuoso nel modo in cui tiene la sigaretta fra le dita e poi la avvicina al viso e se la deposita fra le labbra. C’è qualcosa di determinato e di disciplinato nel modo in cui inspira; nel modo in cui trattiene il fumo nei polmoni e lo lascia sfuggire dopo qualche drammatico secondo. Sai che sulle prime non ho saputo cosa rispondere? Balbettavo. Esitavo. Le dico questo: le dico che balbettavo. Che esitavo. Voglio il fascicolo, ho detto, mangiandomi le parole. Il fumo nell’aria. L’aroma di qualcosa di molto antico fra i nostri corpi. Solo questo?, mi ha chiesto, stupita, la voce all’altro capo della linea. È femminicidio. / Impunità per il mio assassino. / È la scomparsa. / È stupro. Allora mi sono resa conto, nel corso di quella telefonata, del poco che stavo chiedendo. No, ho detto, interrompendo quella che sembrava essere la fine intempestiva della chiamata. No. Voglio qualcos’altro. Lo stupratore sei tu. Le figure formate dal fumo della sigaretta si elevano e, a poco a poco, scompaiono nell’aria. Voglio che si trovi il colpevole e che il colpevole paghi per il crimine che ha commesso. Sono rimasta di nuovo in silenzio. Ho deglutito. Voglio giustizia, ho detto infine. E l’ho poi ripetuto ancora, trasformandomi nell’eco di tante altre voci. L’ho ripetuto ancora una volta, ora con più decisione, con assoluta chiarezza. Lo Stato oppressore è un maschio stupratore. Voglio giustizia. E la colpa non era sua / né per dov’era / né per come era vestita. Voglio giustizia per mia sorella. Lo stupratore sei tu.

Incipit tratto da:
Titolo: L’invincibile estate di Liliana
Autrice: Cristina Rivera Garza
Traduzione: Giulia Zavagna
Titolo originale: El invencible verano de Liliana
Casa editrice: SUR
Progetto grafico: Falcinelli & Co.
Qui è possibile leggere le prime pagine di L’invincibile estate di Liliana

L'invincibile estate di Liliana - Cristina Rivera Garza

Quarta di copertina / Trama

Il 16 luglio del 1990, a Città del Messico, Liliana Rivera Garza fu vittima di un femminicidio. Aveva vent’anni, studiava architettura. Da tempo cercava di porre fine a una relazione con un ragazzo che non le dava tregua. Qualche settimana prima della tragedia, prese una decisione definitiva: nel cuore dell’inverno aveva imparato che in lei c’era, come diceva Albert Camus, un’invincibile estate. L’avrebbe lasciato per sempre. Avrebbe cominciato una nuova vita. Avrebbe fatto un master, si sarebbe trasferita a Londra. La decisione del ragazzo fu che lei non avesse una vita senza di lui.
Trent’anni dopo, a partire dalle carte di Liliana, dalle indagini dell’epoca e dalle testimonianze di amici e familiari, Cristina Rivera Garza ricostruisce la storia della sorella, una storia personale ma terribilmente universale: quella di una giovane donna, brillante e determinata, che muove i primi passi in un mondo permeato dalla violenza di genere. Dal primo amore con un ragazzo affascinante ma geloso e possessivo, fino all’ultima meravigliosa estate, fatta di viaggi, emozioni e libertà mai sperimentate prima. In un memoir che sfida ogni convenzione stilistica, con una prosa luminosa e poetica e un finissimo equilibrio tra fiction e non fiction, Rivera Garza affronta il lutto che l’ha cambiata per sempre, e che ancora oggi determina la persona che è e le cause per le quali si impegna a lottare ogni giorno.
(Edizioni SUR)

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