Berta Isla – Javier Marías

Incipit Berta Isla - Javier Marías

Incipit Berta Isla

Per molto tempo non avrebbe saputo dire se suo marito era suo marito, in modo simile a come non saprebbe dire, nel dormiveglia, se sta pensando o sognando, se ha ancora il controllo della propria mente o se lo ha già perduto per lo sfinimento. A volte pensava di sí, altre volte di no, e a volte decideva di non pensare e di continuare a vivere la sua vita con lui, o con quell’uomo che assomigliava a lui, piú vecchio di lui. Anche lei del resto era invecchiata, per conto suo, in sua assenza, era molto giovane quando lo aveva sposato.
Questi erano i periodi migliori, i piú tranquilli e soddisfacenti, quelli che scorrevano piú lisci ma che non duravano, non è facile dimenticare una cosa cosí grande, un dubbio di quella portata. Riusciva a lasciarlo da parte per qualche settimana, a immergersi nell’impremeditata quotidianità di cui godono senza problemi quasi tutti gli abitanti della terra, che si limitano a veder cominciare le giornate, a vederle tracciare un arco e poi concludersi. Allora immaginano un termine, una pausa, uno stacco o una frontiera, segnato dal momento in cui ci si addormenta, che in realtà non c’è: il tempo continua ad avanzare e ad agire, non solo sul nostro corpo, anche sulla nostra coscienza, a lui non importa se dormiamo profondamente oppure siamo svegli e all’erta, se soffriamo d’insonnia o ci si chiudono gli occhi nostro malgrado come sentinelle alle prime armi in quelle guardie notturne che in Spagna, chissà perché, vengono dette imaginarias, forse perché il giorno dopo sembra non siano mai esistite, a chi è rimasto in piedi mentre il mondo dormiva, ammesso che sia riuscito a rimanere sveglio e a non farsi arrestare, o passare per le armi in tempo di guerra. Un solo colpo di sonno invincibile e ci si può ritrovare morti, o addormentati per sempre. Che grande rischio nella piú piccola cosa.

Incipit tratto da:
Titolo: Berta Isla
Autore: Javier Marías
Traduzione: Maria Nicola
Titolo originale: Berta Isla
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Berta Isla

Berta Isla - Javier Marías

Quarta di copertina / Trama

Berta Isla ha sposato Tomás pensando di conoscerlo da sempre, che anzi fosse lui a non conoscere qualcosa di lei, a non sapere cioè della verginità perduta con un altro uomo. Eppure è proprio il buon Tomás, il prevedibile Tomás a nascondere il segreto piú grande e sconvolgente. Nessuno come Marías sa mostrare il lato oscuro e insieme quello luminoso dell’amore, nessuno meglio di lui sa che ogni cuore che batte è un mistero, persino per il cuore che gli sta piú vicino.
Berta Isla ha sposato Tomás Nevinson nel maggio del 1974, nella chiesa di San Fermín de los Navarros, vicino alla scuola che entrambi hanno frequentato e dove si sono incontrati la prima volta. Lo ha sposato dopo essere stata la sua ragazza per anni senza mai fare l’amore con lui (perché tra buoni borghesi innamorati si usava cosí) e dopo aver perso la verginità con un altro in un giorno che non smetterà mai di ricordare. Lo ha sposato conoscendolo da sempre, convinta di aver trovato il suo destino, ma senza sapere nulla di lui, nulla che fosse davvero importante. Ma Tomás qualcosa di davvero importante lo stava nascondendo e non avrebbe mai potuto dirlo, a lei come a nessun altro. Durante i suoi anni universitari a Oxford infatti, in uno stupido giorno, il caso aveva deciso di condizionare la sua esistenza, e quella della moglie, per sempre. Il nuovo romanzo di Javier Marías è la storia di un amore imperfetto, come lo sono tutti. Di una donna, Berta Isla, che ha scelto di stare accanto a un uomo che può soltanto sperare di conoscere, ma che in fondo non si rivelerà mai per ciò che è realmente. È la storia di una relazione che, finita la passione, si regge in fragile equilibrio sul segreto, sulla lealtà e sul risentimento, su quanto non si vuole o non si può dire. È la storia di due cuori da sempre sconfitti che insieme cercano di resistere nella battaglia.
(Ed. Einaudi; Supercoralli)

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Domani nella battaglia pensa a me – Javier Marías

Incipit Domani nella battaglia pensa a me - Javier Marías

Incipit Domani nella battaglia pensa a me

Nessuno pensa mai che potrebbe ritrovarsi con una morta tra le braccia e non rivedere mai più il viso di cui ricorda il nome. Nessuno pensa mai che qualcuno possa morire nel momento più inopportuno anche se questo capita di continuo, e crediamo che nessuno se non chi sia previsto dovrà morire accanto a noi. Molte volte si nascondono i fatti o le circostanze: i vivi e quello che muore – se ha il tempo di accorgersene – spesso provano vergogna per la forma della morte possibile e per le sue apparenze, e anche per la causa. Una indigestione di frutti di mare, una sigaretta accesa quando si sta per prendere sonno che dà fuoco alle lenzuola, o anche peggio, alla lana di una coperta; uno scivolone nella doccia – la nuca – e la porta del bagno chiusa a chiave, un fulmine divide in due un albero in un grande viale e quell’albero cadendo schiaccia o stacca la testa di un passante, forse uno straniero; morire con indosso soltanto i pedalini, o dal barbiere con un grande bavaglino, al postribolo o dal dentista; o mangiando il pesce e trafitto da una spina, morire strozzandosi come il bambino la cui madre non è lì a infilargli un dito in gola per salvarlo; morire rasati a metà, con una guancia coperta di schiuma e la barba diseguale fino alla fine dei tempi se nessuno rimedia e per pietà estetica non conclude il lavoro; per non citare i momenti più ignobili dell’esistenza, i più nascosti, di cui non si parla mai se non durante l’adolescenza perché al di fuori di questa non ce n’è il pretesto, anche se c’è chi poi li sbandiera per apparire arguto senza riuscirci mai. Ma quella è una morte orrenda, si dice di certe morti; ma quella è una morte ridicola, si dice anche, sghignazzando. Lo sghignazzo viene fuori perché si parla di un nemico finalmente estinto o di qualcuno distante, qualcuno che ci ha fatto uno sgarbo o che abita nel passato da molto tempo, un imperatore romano, un trisavolo, oppure qualche potente nella cui morte grottesca si vede soltanto la giustizia ancora vitale, ancora umana, che in fondo desidereremmo per tutti quanti, noi compresi. Come mi rallegro di questa morte, come mi dispiace, come la celebro. A volte per suscitare l’ilarità basta che il morto sia uno sconosciuto, della cui disgrazia inevitabilmente ridicola leggiamo sui giornali, poveretto, si dice in preda alle risate, la morte come rappresentazione o come spettacolo di cui si dà notizia, tutte quante le storie che si raccontano o si leggono o si ascoltano percepite come teatro, c’è sempre un grado di irrealtà in ciò di cui ci informano, come se niente accadesse mai per intero, nemmeno quello che capita a noi e che non dimentichiamo. Nemmeno quello che non dimentichiamo.

Incipit tratto da:
Titolo: Domani nella battaglia pensa a me
Autore: Javier Marías
Traduzione: Glauco Felici
Titolo originale: Mañana en la batalla piensa en mì
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Domani nella battaglia pensa a me

Domani nella battaglia pensa a me - Javier Marías

Quarta di copertina / Trama

Tutto comincia all’improvviso. In un appartamento di Madrid, Marta invita a cena Víctor. Il marito Eduardo è a Londra per lavoro, il figlio finalmente dorme. I due, che si conoscono appena, si baciano, hanno davanti un’intera notte. Ma a un tratto, Marta si sente male. Muore in pochi minuti. Cosa fare? Nulla potrebbe essere piú paurosamente casuale di quell’evento. Victor rimane impigliato nei fili misteriosi della vita della sua non-amante e ne insegue come in un labirinto i segreti, fino a scoprire a poco a poco situazioni incredibili e personaggi sfuggenti. Nessuno è quello che sembra, fantasmi e chimere hanno piú consistenza delle persone in carne e ossa (il titolo del libro è tratto dal Riccardo III di Shakespeare). Marías è bravo a disseminare la vicenda di indizi e dettagli come in un giallo e mostrarci l’altra metà della vita, quella nascosta e dissimulata. Raccontandoci l’inganno e svelandone la macchina che esso mette inevitabilmente in moto, Domani nella battaglia pensa a me racconta l’illusoria realtà in cui siamo sprofondati.
(Einaudi; Super ET)

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Tomás Nevinson – Javier Marías

Incipit Tomás Nevinson - Javier Marías

Incipit Tomás Nevinson

Ho avuto un’educazione all’antica, e non avrei mai creduto che un giorno mi si potesse ordinare di uccidere una donna. Le donne non si toccano nemmeno con un fiore, non si arreca loro danno fisico e quello verbale va evitato il piú possibile, sebbene loro non ricambino quest’ultima attenzione. Ma non basta, bisogna proteggerle e rispettarle e cedere loro il passo, fare loro scudo e aiutarle se portano un bambino nel ventre o in braccio o in carrozzina, occorre farle sedere sull’autobus e in metropolitana, e perfino, camminando per strada, ripararle dal traffico e da ciò che in altri tempi si gettava dai balconi, e se una nave minaccia di colare a picco, le scialuppe sono per le donne e per i loro pargoli (che appartengono a loro piú che agli uomini), í primi posti, almeno. In una fucilazione di massa, sono talvolta risparmiate; vengono lasciate senza marito, senza padre, senza fratelli e addirittura senza figli adolescenti né, naturalmente, adulti, ma viene concesso loro di continuare a vivere, folli di dolore come spettri dolenti, che tuttavia continuano a compiere gli anni e invecchiano, incatenati al ricordo della perdita del loro mondo. Costrette con la forza al ruolo di depositarie della memoria, sono le uniche a restare quando sembra che non resti piú nessuno, e le uniche a poter raccontare ciò che è accaduto.

Incipit tratto da:
Titolo: Tomás Nevinson
Autore: Javier Marías
Traduzione: Maria Nicola
Titolo originale: Tomás Nevinson
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Tomás Nevinson

Tomás Nevinson - Javier Marías

Incipit Tomás Nevinson

Yo fui educado a la antigua, y nunca creí que me fueran a ordenar un día que matara a una mujer. A las mujeres no se las toca, no se les pega, no se les hace daño físico y el verbal se les evita al máximo, a esto último ellas no corresponden. Es más, se las protege y respeta y se les cede el paso, se las escuda y ayuda si llevan un niño en su vientre o en brazos o en un cochecito, les ofrece uno su asiento en el autobús y en el metro, incluso se las resguarda al andar por la calle alejándolas del tráfico o de lo que se arrojaba desde los balcones en otros tiempos, y si un barco zozobra y amenaza con irse a pique, los botes son para ellas y para sus vástagos pequeños (que les pertenecen más que a los hombres), al menos las primeras plazas. Cuando se va a fusilar en masa, a veces se les perdona la vida y se las aparta; se las deja sin maridos, sin padres, sin hermanos y aun sin hijos adolescentes ni por supuesto adultos, pero a ellas se les permite seguir viviendo enloquecidas de dolor como a espectros sufrientes, que sin embargo cumplen años y envejecen, encadenados al recuerdo de la pérdida de su mundo. Se convierten en depositarias de la memoria por fuerza, son las únicas que quedan cuando parece que no queda nadie, y las únicas que cuentan lo habido.

Título : Tomás Nevinson
Autor : Javier Marías
Lengua : Español

Quarta di copertina / Trama

Tomás Nevinson, marito di Berta Isla, cede alla tentazione di tornare nei servizi segreti dopo esserne uscito: gli viene proposto di andare in una città del nord-ovest della Spagna per identificare una persona che dieci anni prima aveva preso parte ad alcuni attentati dell’Ira e dell’Eta. «Ho avuto un’educazione all’antica, e non avrei mai creduto che un giorno mi si potesse ordinare di uccidere una donna».

«Ho avuto un’educazione all’antica, e non avrei mai creduto che un giorno mi si potesse ordinare di uccidere una donna». Due uomini, uno nella finzione e uno nella realtà, ebbero la possibilità di uccidere Hitler prima che questi scatenasse la Seconda guerra mondiale. A partire di qui, Javier Marías esplora il rovescio del comandamento «Non uccidere». Quegli uomini avrebbero fatto bene a sparare al Führer: è forse lecito fare lo stesso contro qualcun altro? Come dice il narratore di Tomás Nevinson, «uccidere non è un gesto cosí estremo se si ha piena nozione di chi si sta uccidendo». Tomás Nevinson, marito di Berta Isla, cede alla tentazione di tornare nei servizi segreti dopo esserne uscito: gli viene proposto di andare in una città del nord-ovest della Spagna per identificare una persona che dieci anni prima aveva preso parte ad alcuni attentati dell’Ira e dell’Eta. Siamo nel 1997. L’incarico reca la firma del suo ambiguo ex capo Bertram Tupra, che già in precedenza, grazie a un inganno, aveva condizionato la sua vita. Tomás Nevinson è una profonda riflessione sui limiti di ciò che è lecito fare, sulla macchia che quasi sempre accompagna la volontà di evitare il male peggiore, e soprattutto sulla difficoltà di determinare quale sarà quel male. Sullo sfondo di episodi reali del terrorismo europeo, Tomás Nevinson è la storia di ciò che succede a un uomo al quale è già successo di tutto e al quale, apparentemente, non poteva succedere piú nulla. Ma, finché la vita non finisce, tutto può accadere…
(Einaudi; Supercoralli)

Cronologia opere, libri, biografia di Javier Marías su Incipitmania